Di solito, si dà per scontato che fare volontariato significhi sacrificare serate e weekend, magari con il timore di sottrarre preziose energie al proprio lavoro principale. Questa, però, è soltanto una delle possibilità. Si può anche dedicare il proprio tempo a un’organizzazione no profit durante l’orario di lavoro, su impulso dell’azienda stessa. Questo approccio si chiama volontariato d’impresa ed è sempre più diffuso, anche in Italia.
Il volontariato aziendale in Italia: i dati
Fondazione Sodalitas, in collaborazione con GFK Italia, ha realizzato tre diverse ricerche sul volontariato aziendale visto rispettivamente dal punto di vista delle aziende (nel 2018), del Terzo settore (nel 2019) e dei partecipanti (nel 2021). Ne emergono alcuni insight interessanti:
- Tra i benefici interni, le imprese citano i miglioramenti in termini di coinvolgimento (citati dal 60% dei rispondenti), clima aziendale (49%), lavoro di squadra (38%) e fidelizzazione di collaboratori e collaboratrici (28%). I benefici esterni riguardano soprattutto la reputazione del brand (57%) e le relazioni con la comunità (49%).
- Il tasso medio di adesione da parte dei dipendenti è del 20%: per incentivarlo risultano decisivi il commitment del top management, un’efficace comunicazione interna e il coinvolgimento attivo delle persone dell’azienda sin dalla progettazione delle attività.
- I volontari e le volontarie si dedicano soprattutto ad attività pratiche come giardinaggio, manutenzione, pittura (adottate dal 41% degli enti), seguite da fundraising e vendita (34%).
- La sporadicità delle iniziative è spesso vissuta come uno svantaggio. Il 70% delle persone coinvolte preferirebbe partecipare ad attività continuative più volte l’anno, anche al di fuori dell’orario di lavoro.
Un volontariato d’impresa che metta al centro le competenze
La crescente popolarità del volontariato d’impresa è senza dubbio una buona notizia ma ha un limite, che emerge anche da queste ricerche: le persone vengono coinvolte in attività viste come intercambiabili e, spesso, distanti dalle loro reali qualifiche. Il modello della Personal Social Responsibility, coniato dalla nostra fondatrice, propone di fare qualcosa di diverso: far sì che ciascuna figura professionale offra al terzo settore le competenze che ha acquisito nel corso della sua carriera. È un approccio win-win, vantaggioso per tutte le parti coinvolte:
- l’azienda massimizza il valore del tempo dedicato al volontariato d’impresa;
- le persone esprimono le proprie capacità per una causa in cui credono;
- le organizzazioni no profit acquisiscono servizi professionali di alto livello.
Un approccio simile presuppone lo sviluppo di progetti personalizzati, in cui azienda, no profit e persone entrino in contatto sulla base del reale valore aggiunto che possono creare insieme.
Vuoi organizzare un progetto di volontariato d’impresa, e vuoi farlo valorizzando le attitudini dei tuoi collaboratori e collaboratrici? Sei alla ricerca di un’organizzazione no profit degna della tua fiducia? Contattaci: il team di Triplepact è a tua disposizione.