Fino a qualche anno fa, le imprese che sceglievano di redigere il bilancio di sostenibilità erano solo una ridotta minoranza. Nel 2014 l’Unione europea l’ha reso obbligatorio per le grandi società di interesse pubblico con più di 500 dipendenti. A partire dal 2026 la platea si allarga moltissimo: la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) introduce infatti questo requisito anche per tutte le piccole e medie imprese e le altre aziende quotate, a partire dal 2026 (con una possibilità di deroga, per le non quotate, fino al 2028). Si parla quindi di un totale di 50mila imprese in Europa. Ma come si fa a redigere un bilancio di sostenibilità? Esistono delle regole da seguire? Ecco alcune indicazioni base per cominciare.
Le regole di base per redigere il bilancio di sostenibilità
Attraverso il bilancio di esercizio, l’azienda riassume la propria situazione finanziaria e patrimoniale. Attraverso il bilancio di sostenibilità, invece, informa i propri portatori di interesse (stakeholder) in merito ai risvolti ambientali, sociali ed economici generati dalle proprie attività.
Nel concreto, gli stakeholder sono azionisti, dipendenti, fornitori, clienti, partner, comunità locali, mass media ecc. Bisogna coinvolgerli fin dall’inizio per la cosiddetta analisi di materialità, cioè la selezione delle tematiche rilevanti per quello specifico business. L’Unione europea di recente ha raffinato questo concetto introducendo la doppia materialità. Ciò significa che l’impresa deve informare sia su quanto i propri processi impattino su fattori ambientali, sociali ed economici, sia – viceversa – su quanto questi ultimi impattino sull’impresa.
Per ciascuna delle aree individuate, deve quindi descrivere la situazione attuale, gli obiettivi prefissati e i traguardi raggiunti. Laddove i temi siano stati trascurati o i risultati siano stati inferiori alle aspettative, è chiamata a spiegare il perché (tale principio si chiama comply or explain).
Per fare in modo che il report di sostenibilità segua una struttura chiara e confrontabile con quella adottata dalle altre imprese, è bene affidarsi agli standard internazionali. I più diffusi sono quelli elaborati dalla Global Reporting Initiative (GRI). La revisione può essere affidata alla stessa società che si occupa del bilancio d’esercizio, oppure a un soggetto diverso.
Qualche consiglio per un report di sostenibilità più efficace
Il report di sostenibilità è molto più che un obbligo di legge: è anche uno strumento di trasparenza e di comunicazione. Ecco dunque qualche consiglio per renderlo più efficace:
- Mettere da parte da parte l’autoreferenzialità. Qualsiasi azienda è immersa in un determinato contesto storico, politico, sociale, culturale: il bilancio di sostenibilità è il documento in cui spiega qual è il suo ruolo, perché fa determinate scelte e come incidono sul mondo esterno.
- Sfoderare la creatività. Chi ha detto che il report debba essere soltanto un pdf pieno di numeri e tabelle? Gli stessi contenuti possono essere rielaborati sotto forma di video, animazioni, mini-siti, infografiche interattive. Così diventano più comprensibili e accattivanti, attirando un pubblico più vasto.
- Costruire un piano di comunicazione dedicato. Redigere il bilancio di sostenibilità e pubblicarlo nel sito istituzionale è soltanto il primo passo. Da lì si può partire per impostare una strategia di comunicazione che sfrutti tutti i canali ritenuti utili: eventi dal vivo, social media, ufficio stampa…
Ti trovi per la prima volta a redigere il bilancio di sostenibilità della tua impresa? Oppure l’hai già pubblicato in passato, ma ti è sembrato inutile in termini di coinvolgimento degli stakeholder? Contattaci: il team di Triplepact è a tua disposizione.